Grana Padano e Parmigiano Reggiano: il valore del brand, la filiera, l’export e i consumi interni

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I dati relativi alle esportazioni di GRANA PADANO DOP e PARMIGIANO REGGIANO DOP registrano una costante crescita (data un incremento dei volumi sia sul mercato europeo, che statunitense e nei paesi emergenti soprattutto dell’area asitica).

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GRANA PADANO DOP e PARMIGIANO REGGIANO DOP si confermano pertanto due incredibili ambasciatori del Made in Italy agro-alimentare nel Mondo.

A fronte di questi dati incoraggianti sul fronte interno i consumi- principalmente concentrati nei canali moderni (superette, super e iper)- stanno conoscendo da alcuni anni una flessione.

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Mi chiedo provocatoriamente se tali dati negativi siano in qualche modo imputabili anche alle scelte di advertising dei rispettivi Consorzi. Gli spot televisivi di queste due eccellenze italiane, si sono infatti contraddistinti negli ultimi anni per scelte spesso discutibili: dallo spot “Pa-pa-pa Parmigiano” (basato su una canzone dei Ricchi e Poveri  http://www.youtube.com/watch?v=nfitHk29H4Q) al famoso “Grana Padao” (spot con ragazza brasiliana) o ancora al più recente “non invitare a tavola uno sconosciuto” (http://www.youtube.com/watch?v=UDMJwO-IIwY). Per non parlare degli spot a sostegno del consumo di Grana Padano a supporto delle zone terremotate dell’Emilia: vista l’importanza del messaggio e la gravità della situazione, era certamente possibile realizzare un messaggio più coinvolgente ed empatico (magari con meno protagonismi…).

Non metto certamente in dubbio l’originalità e “simpatia” di alcune di queste idee pubblicitarie, ma mi chiedo come (e se) questi spot siano in grado di portare al consumatore (italiano o straniero che sia) la QUALITA’ e la STORIA che questi due prestigiosi marchi racchiudono e, per converso, quanto gli incoraggianti risultati dell’export siano invece imputabili a una forte riscoperta del made in Italy nel Mondo e a una migliore (più accorta e selezionata) gestione dei canali di vendita.

A tal proposito una nota finale. Nei comunicati dei Consorzi si enfatizzano spesso i risultati conseguiti in termini di aumento di volumi di produzione (ed export, vedi sopra), ma mi sembra vi sia un minore attenzione per la componente “qualitativa” dell’offerta: non è forse vero che la tremenda pressione promozionale che questi due prodotti soffrono all’interno dei canali della distribuzione moderna ne ha nel tempo deteriorato il valore agli occhi del consumatore (almeno in parte)? Sono convinto che le nostre eccellenze debbano essere tutelate preservandole da certi agoni competitivi utili a gonfiare i volumi (ma non sempre i conti economici dei piccoli produttori e allevatori alla base della catena del valore che andrebbero invece tutelati).

Daniele Cazzani

#statigeneralidelcommercio: perché il tema del consumi e del commercio non interessa la nostra classe politica?

#statigeneralidelcommercio >>> Nei programmi elettorali di 3 tra le principali coalizioni- PDL, PD e Lista Monti- che si sfideranno il 24 e 25 febbraio nelle elezioni politiche, il tema del COMMERCIO e dei CONSUMI è semplicemente ignorato. Nulla di che stupirsi se pensiamo anche al contenuto (?) dei dibattiti televisivi o delle comparsate tv dei vari leader politici che impazzano sui media, dove questi argomenti sono del tutto trascurati, come se il Commercio non fosse uno dei settori più importanti del nostro Paese…

Infatti, come evidenziato dai 3 word cloud qui rappresentati- il primi due, relativi rispettivamente a PD e PDL, sono ripresi da un articolo del Prof.Cepernich per LaStampa.it, mentre il terzo relativo all’Agenda Monti è una realizzazione personale- nessuna delle due parole è presente, arrivando al limite di non essere, in alcuni casi nemmeno citata [lascio al lettore la curiosità di fare una semplice ricerca lessicale all’interno dei documenti programmatici delle singole coalizioni…].

Il Commercio, nelle sue varie Rappresentanze (forse troppo frammentate…), vuole prendere atto della sua assoluta marginalità nel dibattito politico?

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